Istanbul, 1o settembre 2017 – Questa Russia fa paura. Nell’ultimo match degli ottavi di finale in questa giornata i nipotini del Colonello Gomelski annientano la Croazia prima fisicamente, poi mentalmente, infine (il che non guasta per nulla), giocando un’ottima pallacanestro. La Grecia insomma è avvertita.
Il risultato finale sul 101-78 non ammette “storie” ma, quello che ha colpito in maniera netta, è che all’intervallo lungo la gara fosse sul 42-46 per i ragazzi di Sergey Bazarevich. Al rientro in campo, 3 minuti di gioco ancora di un certo equilibrio, poi Shved & Co. hanno letteralmente stritolato gli avversari senza ammettere repliche di alcun tipo.
Un match che aumenta a dismisura le quotazioni del team russo in ottica primo gradino del podio. Perfetti in difesa, attenti cioè ad ogni dettaglio sui blocchi avversari e sempre in aiuto sul compagno in difficoltà, quasi insuperabili a rimbalzo (il duello Mozgov–Planinic è stato di una crudezza straordinaria nel primo tempo), sul lato del campo offensivo la Russia ha realmente dato spettacolo. Sempre rapidi nell’esecuzione dei giochi, attenti all’extra-pass con un ritmo mai, mai basso, i giocatori con la maglia rossa hanno veramente impressionato per l’intensità con la quale hanno prodotto il loro gioco, senza mai dare respiro alla malcapitata avversaria di turno.
La Croazia, non certamente una squadra arrivata a questo ottavi a caso. Intendiamoci, questa Croazia non è a mio avviso minimamente paragonabile a quel crogiolo di talento che era la prima Croazia all’indomani dello sfaldamento della ex-Jugoslavia. Ma è pur sempre quella Croazia che lo scorso anno fece piangere lacrime amare ai tifosi ed ai giocatori italiani in quel di Torino, battendo gli Azzurri all’overtime nel match di qualificazione a Rio 2016 e sfoderando una prova “di testa” impressionante. Guidata da Aza Petrovic, il fratello del grande Drazen, una squadra quindi dotata di grinta e carattere e con il duo Bojan Bogdanovic (monumentale come al solito da 28 p.ti)-Dario Saric a brillare nel team, questa sera gli adriatici sono stati letteralmente annientati da questo impressionante modo di giocare da parte della Russia, uscendo battuti anche e soprattutto “di testa” da una squadra che sembra realmente, ad oggi, non avere avversari degni di loro.
Strabiliante il modo, ad esempio, in cui questa Russia attacca. Guardiamo i numeri, ad esempio. Impressionante il 69% da due (24/35) di questa sera, a testimoniare che andando vicino al ferro aiuta, e non poco, che invece mettere in piedi l’antiarea da tre a prescindere. Orchestrati da Super Shved (27 p.ti e 12 assist…), in un team che tolto lui non ha vere e proprie stelle ma buonissimi interpreti, sembra un orologio dal ticchettìo svizzero. Vedere come, ad esempio, gente come Vitaly Fridzon o Timofej Mozgov, per non parlare di Nikita Kurbanov o mestieranti come Dimitri Khovostov, si muovino sul parquet come se giocassero insieme da anni e non da 40 giorni dimostra che l’allenatore conta, eccome, in queste manifestazioni.
E’ la rivincita di Sergey Bazarevich, troppo frettolosamente bollato come inadeguato in quella sorta di situation comedy fissa che oggi è Cantù (guarda caso da quando è arrivato al timone del comando un certo Gerasimenko), e che invece sta dimostrando come si possano fare cose eccellenti con giocatori disparati in pochi giorni di lavoro.
La gara? Uno strenuo match fisico-atletico nel primo tempo, un quasi monologo russo dal 23′ di gioco in poi, con la Croazia letteralmente annichilita (in particolar modo in Dario Saric, quasi “vinto” dal duello vs Shved), da una dimostrazione così avvincente di forza, tecnica e tenacia, inutile tergiversare nei dettagli. E se le premesse sono queste, cioè con una Russia così determinata e forte, la Spagna – o qualsiasi altra squadra volesse prendere il posto più alto in Europa – è avvisata.
Parziali: 23-25; 19-21; 15-26;
Fabrizio Noto/FRED